In pochi ci credevano quando è stato annunciato, eppure l’ultima fatica di Omega Force rappresenta davvero una ripartenza in grande stile per la saga Musou più longeva di tutti i tempi. Dynasty Warriors: Origins rappresenta non solo un ritorno alle origini, ma bensì una rinascita, che con la scusa della ripartenza del franchise rimescola gli ingredienti del suo successo, con una struttura ludica, tecnica e narrativa all’avanguardia, scrollandosi da dosso la ripetitività e l’aura da titolo mediocre e di nicchia.
Un’epica rivisitata: trama e narrazione che colpiscono il cuore
Questa volta la storia ruota attorno a Ziluan, un mercenario tormentato dalla perdita di memoria, che si ritrova a combattere tra intrighi politici e battaglie epiche durante la Ribellione dei Turbanti Gialli. A livello di storia e narrazione, ci si sente più coinvolti che mai, grazie alla caratterizzazione di un unico personaggio, Ziluan, (nonostante sia impostato come il classico personaggio “muto” tipico dei JRPG). La scelta di concentrarsi su un solo protagonista, anziché sul solito roster sconfinato, ha permesso di bilanciare ed approfondire la narrativa, le sue relazioni con gli altri personaggi e la sua crescita nel corso degli eventi. La trama del gioco porta avanti la sua storia, oltre che con le nuove e bellissime cut-scene, tramite un sistema di dialoghi ramificati, che influenza le alleanze e gli sviluppi futuri. Questo aggiunge una dimensione interattiva alla trama, un elemento che raramente si è visto nei titoli precedenti della serie. Le missioni principali offrono battaglie di grande scala, mentre quelle secondarie ampliano la lore, introducendo sfide e dialoghi opzionali che arricchiscono l’esperienza complessiva. È evidente che il design narrativo abbia puntato a bilanciare azione e storytelling, e il risultato è decisamente riuscito, anche se potrebbe non piacere a chi preferisce la varietà del cast dei precedenti capitoli, ma ve lo assicuriamo, sacrificare il gran numero di personaggi utilizzabili in favore di una cura e di una solidità di tale livello, non vi farà rimpiangere il vecchio corso.
Gameplay: tra caos frenetico e strategia ragionata
Il gameplay di Dynasty Warriors: Origins mantiene l’essenza "uno contro mille", ma con una complessità maggiore rispetto al passato. Il sistema di combattimento, costruito su un rinnovato motore tecnico e fisico, offre un’esperienza più dinamica: le combo sono fluide, i contrattacchi reattivi e l’aggiunta di attacchi caricati dona una profondità inaspettata. L’elemento più interessante, però, è l’introduzione della gestione tattica delle truppe. Con una semplice interfaccia, si possono impartire ordini diretti agli alleati per controllare punti chiave della mappa, proteggere posizioni o inviare rinforzi. Questa meccanica trasforma alcune battaglie in vere e proprie sfide strategiche, aggiungendo varietà al tradizionale caos musou. Un altro tassello che impreziosisce il gameplay, sono i duelli con i comandanti nemici. Questi scontri sono più lenti e metodici rispetto al resto del gioco, richiedendo precisione e tempismo per parare, schivare e contrattaccare. Oltre i duelli con i comandanti, menzione d’onore va agli scontri con i boss di ogni fine atto della campagna: saranno davvero difficili da sconfiggere, strizzando l’occhio a quelli dei souls-like, contornati da ottimi pattern, animazioni e messa in scena. Vi è anche un ottimo sistema di progressione, che va di pari passo con la crescita della maestria nelle varie armi che si possono utilizzare! Salendo di livello con le armi sbloccheremo punti abilità da distribuire su di un classico albero, che consente una personalizzazione interessante del protagonista, con tre rami principali: Offensivo: aumenta il danno e sblocca combo avanzate; Difensivo: migliora la resistenza e l’efficacia delle parate; Comando: potenzia l’efficacia delle truppe alleate e accelera i tempi di risposta strategica.
Un comparto tecnico di alto livello
Graficamente, Dynasty Warriors: Origins è uno dei capitoli più impressionanti della serie. Il motore grafico gestisce con agilità centinaia di nemici su schermo, mantenendo un frame rate stabile e fluido, che può essere portato fino a 120 fps anche su console! Le texture sono nitide e dettagliate, e i modelli dei personaggi, in particolare quelli dei comandanti, mostrano un livello di cura notevole, con ottime animazioni durante le mosse speciali ed una cura particolare su armature ed abiti, che reagiscono realisticamente alla fisica del gioco. Gli ambienti sono un altro punto di forza: le mappe sono più dettagliate e diversificate, con effetti atmosferici dinamici e trappole, che influenzano non solo l’estetica, ma anche il gameplay. La nebbia riduce la visibilità, la pioggia rende il terreno scivoloso e gli incendi possono bloccare percorsi strategici, costringendo a ripensare le tattiche. Dal punto di vista sonoro, il gioco continua la tradizione della serie con un’ottima colonna sonora che mescola sapientemente strumenti tradizionali cinesi a riff di chitarra rock. È un mix che trasforma ogni battaglia in un’esperienza epica. Anche gli effetti sonori sono stati curati nei dettagli: il clangore delle spade e il fragore degli attacchi speciali rendono ogni scontro vivo e coinvolgente.
Una grande sorpresa ed un’ottima ripartenza!
Non posso negare che Dynasty Warriors: Origins mi abbia colpito. Tecnicamente, è uno dei capitoli più raffinati della serie, e narrativamente ha introdotto una profondità che non mi aspettavo. Certo, ci sono alcuni difetti: la ripetitività tipica della serie è ancora presente, specialmente nelle fasi avanzate, dove le missioni secondarie non sempre riescono a mantenere alto l’interesse. Anche l’intelligenza artificiale delle unità di base è piuttosto rudimentale: i nemici spesso si muovono in modo prevedibile, fungendo più da ostacoli che da veri avversari. Tuttavia, il focus su un protagonista unico, gli scontri con i boss ed i comandanti; e le nuove meccaniche strategiche, sono una ventata d’aria fresca che dimostra quanto il franchise possa ancora evolversi. Se si è fan di lunga data, si potrebbe sentire la mancanza del classico roster vasto e caciarone, ma se si amano le storie coinvolgenti e le battaglie che richiedono cervello oltre che forza bruta, questo capitolo è imprescindibile!